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sola y pensosa

V

May 9, 2024

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sola y pensosa
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Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l’arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d’alegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avampi:

sì ch’io mi credo omai che monti et piagge
et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.

Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co·llui.
(Rerum Vulgarium Fragmenta, Francesco Petrarca)

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Il mio dialogo con Amore è intricato e indigeribile. Per tutta la durata della mia esistenza mi sono chiesta se Lui avesse mai degnato di un cenno la mia umile presenza. Se l'occhio scaltro, con le sue frecce, mi avrebbe mai folgorato il petto.

Ignoro se il tenero e severo rifugio della mente abbia preservato me dal ricordo del nostro primo incontro. Forse avvenuto in un sogno, come per Alighieri. O in una chiesa, come per Messer Francesco.

Il silenzio dell'arciere mi disturba profondamente. Lo core mio arde di canoscenza. Desidero incontrarlo nella nebbia. Farlo mio sposo. Divenire una delle sue modeste ancelle per carpire finalmente gli intricati misteri dell'Essere.

Come quando Amore prese Petrarca e non lo lasciò più. Neanche per un istante. Nemmeno dopo il sonno eterno dell'aurea Lei che tanto li aveva uniti.

È forse lo schermo il vero segreto di tutti i tempi? È forse il vuoto dell'anima che ci porta inesorabilmente a desiderare così intensamente che suo sguardo si posi su di noi? È forse nel soliloquio il dolce inganno delle Muse?

La sottomissione al forte e corrosivo stimolo è l'unico mezzo rimasto. Bruciano le pupille mie di speranzosa inquietudine.

Il mio dialogo con Amore è labirintico e immasticabile.

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Mi diálogo con Amor es un laberinto enredado, un misterio sin resolver. A lo largo de toda mi existencia, me he cuestionado si Él alguna vez posó su mirada sobre mí, si sus flechas, lanzadas con astucia, alguna vez se clavarían en lo profundo de mi pecho.

Ignoro si el tierno y severo refugio de la mente me ha preservado del recuerdo de nuestro primer encuentro. Quizás ocurrió en un sueño, como para Alighieri. O en una iglesia, como para Don Francesco.

El silencio del arquero me perturba en lo más hondo. Mi corazón arde de conocimiento. Desearía hallarlo entre la bruma, hacerlo mi esposo. Ser una de sus modestas servidoras para por fin entender los secretos más íntimos del Ser.

Como aquel Amor que cautivó a Petrarca y nunca lo soltó. Ni por un solo instante. Ni siquiera tras el sueño eterno de la dorada Dama que tanto los había unido.

¿Es acaso el velo el verdadero secreto de todos los tiempos? ¿Es acaso el vacío del alma lo que nos impulsa irremediablemente a anhelar con fervor que su mirada se detenga en nosotros? ¿Es acaso en el soliloquio que se esconde el dulce engaño de las Musas?

La sumisión al fuerte y corrosivo estímulo es el único medio que queda. Mis pupilas arden de esperanzadora inquietud.

Mi diálogo con Amor es laberíntico e inmasticable.

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