mobile isologo
buscar...

direttamente dal fogliame

V

Oct 17, 2024

65
direttamente dal fogliame
Empieza a escribir gratis en quaderno

gray November
I've been down since July
motion capture
put me in a bad light

I replay my footsteps on each stepping stone
trying to find the one where I went wrong
writing letters
addressed to the fire

and I was catching my breath
staring out an open window
catching my death
and I couldn't be sure
I had a feeling so peculiar
that this pain would be for
evermore [...]

and I was catching my breath
floors of a cabin creaking under my step
and I couldn't be sure
I had a feeling so peculiar that
this pain wouldn't be for
evermore

(taylor swift, evermore ft. bon iver)

L'autunno è alle porte. I mesi che vanno da settembre a dicembre sono, per me, non ironicamente, i più confortevoli.L'odore della pioggia, che bagna le strade, che disseta le piante e gli animali, che purifica le nostre anime preoccupate, mi riporta indietro nel tempo.

Non so chi sarei senza la nostalgia, non so chi sarei senza la malinconia dell'autunno.

È in mesi come questi che mi mancano i giorni passati con le mie amiche. Ora che vivono lontane e che io sono rimasta qui, mi consolo spesso con i ricordi.

I pochi ricordi che ancora la depressione non mi ha strappato dalla memoria.

In autunno ascolto molto l'indie italiano (giusto per rimanere nel mood), bevo bevande calde, mangio biscotti agli agrumi e ascolto Taylor Swift, specialmente i suoi ultimi album: quelli un po' grigi, un po' marroni, un po' beige, ma colmi di realtà e poesia.

Solo da poco ho realizzato quanto la musica mi aiuti ad affrontare le giornate. Da quando vivo da sola, addirittura me le riempie completamente. La stagione autunnale nella Londra italiana può essere cupa a volte e portarti in posti dove non vorresti; l'autunno isolano, invece, è un'esperienza abbastanza solitaria ma riflessiva.

Domani ho il secondo appuntamento con la psicologa e non nego che sono un po' nervosa a riguardo. Forse ho paura che riesca a leggermi troppo o che io inizi a conoscere una parte di me che ancora non so controllare. Spero vivamente che questo percorso (appena iniziato) non sia invano. Voglio essere migliore per me e per chi, se esiste, tiene a me e mi vuole bene.

Il marrone autunnale mi ricorda soprattutto mio nonno: nato e morto in questa stagione di transizione al freddo gelo, che lui mal digeriva. Mi manca il suo essere burbero, ansioso, maniacale, ma buono. Spesso mi capita di rivedermi in lui, nelle sue manie, nella sua quotidianità. Come rivedo alcune sue buffe abitudini in mio padre o nel mio cuginetto, che porta il suo nome.

Ribadisco sempre che la morte non mi fa paura, ma se qualcuno dovesse chiedermi se c'è qualcosa che proprio non mi va giù del nostro cammino verso la fine, è la malattia. Averlo visto andarsene lentamente, abbandonare il suo corpo prima dell'addio definitivo, non è stato facile da assimilare né da accettare. Ed io sono stata semplicemente una spettatrice di un addio anticipato. Non voglio pensare a cosa gli sia passato per la testa prima di perdere totalmente cognizione di sé.

È ironico che abbia deciso di farsi la sua ultima camminata (era un grande passeggiatore) proprio in autunno: stagione della morte della natura, della paura, dei gatti vicino alla porta di casa, del letargo, dei libri letti davanti al camino, della caduta dei capelli, della frutta secca e delle giornate corte. La stagione delle castagne! Mio nonno le adorava, le venerava. L'altro giorno ne ho colta una in suo onore, l'ho sbucciata con il suo coltellino e l'ho mangiata guardando verso il cielo.

Come potete ben leggere, l'autunno mi rende pensierosa, è un periodo che scappa così veloce che, in un batter d'occhio, è già inverno. Ma mi piace questa sua particolarità perché è così infinitamente simile a me: piovosa, sfuggente e malinconica.

"preferirei una spiaggia di sardegna

preferirei scaldarmi con la legna" (calcutta, del verde)

______________________________________________________________________________________________________________

El otoño ya se asoma. Para mí, los meses que van de septiembre a diciembre son, sin lugar a dudas, los más confortables. El olor de la lluvia, que empapa las calles, que le da de beber a las plantas y a los animales, que purifica nuestras almas preocupadas, me transporta al pasado.

No sé quién sería sin la nostalgia, no sé quién sería sin la melancolía del otoño.

En esta época, extraño los días con mis amigas. Ahora que viven lejos y yo me quedé aquí, a menudo me consuelo con los recuerdos.

Los pocos recuerdos que aún la depresión no me ha arrancado de la memoria.

En otoño, escucho un montón de indie italiano (justo para mantenerme en el mood), tomo bebidas calentitas, como galletitas de agua, de cítricos y le doy play a Taylor Swift, especialmente a sus últimos discos: esos un poco grises, un poco marrones, un poco beige, pero llenos de realidad y poesía.

Recién ahora me doy cuenta de cuánto la música me ayuda a enfrentar los días. Desde que vivo sola, incluso me llena el día por completo. La temporada otoñal en esta Londres italiana puede ser densa a veces y llevarte a lugares donde no querrías estar; en cambio, el otoño en la isla es una experiencia bastante solitaria, pero reflexiva.

Mañana tengo la segunda cita con la psicóloga y no les voy a mentir, estoy un poco nerviosa. Quizás tengo miedo de que logre leerme demasiado o de que yo empiece a conocer una parte de mí que todavía no sé manejar. Espero de corazón que este camino (que recién arranqué) no sea en vano. Quiero ser mejor para mí y para quienes, si es que existen, se preocupan por mí y me quieren.

El marrón del otoño me hace pensar, sobre todo, en mi abuelo: nacido y fallecido en esta época de transición al frío, que él mal llevaba. Extraño su forma de ser, medio arisca, ansiosa, obsessiva, pero buena. A menudo me veo en él, en sus manías, en su cotidianidad. También noto su razgos en mi papá y en mi primito, que lleva su nombre.

Siempre digo que la muerte no me asusta, pero si alguien me preguntara si hay algo que no logro entender de nuestro camino hacia el final, sería la enfermedad. Verlo irse lento, abandonar su proprio cuerpo antes de la despedida definitiva, no fue fácil de digerir ni de aceptar. Y yo fui simplemente una espectadora de una despedida anticipada. No quiero ni pensar en lo que le habrá pasado por la cabeza antes de perder la noción de sí mismo.

Es irónico que haya decidido hacer su última caminata (era un gran paseador) justo en otoño: la temporada de la muerte de la naturaleza, del miedo, de los gatos cerca de la puerta de casa, del letargo, de los libros leídos al lado de la estufa, de la caída del pelo, de la fruta seca y de los días cortos. ¡La temporada de las castañas! A mi abuelo le encantaban, las adoraba. El otro día recogí una en su honor, la pelé con su cuchillito y la comí mirando al cielo.

Como verán, el otoño me vuelve pensativa; es un período que pasa volando y, en un abrir y cerrar de ojos, ya es invierno. Pero me gusta esta particularidad porque es infinitamente parecida a mí: lluviosa, fugaz y melancólica.

____________________________________________________________________________________________________________

V

Comentarios

No hay comentarios todavía, sé el primero!

Debes iniciar sesión para comentar

Iniciar sesión