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conversazioni tra estranei 3

V

Oct 16, 2024

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conversazioni tra estranei 3
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ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale. totalmente frutto della mia fantasia.

conversazioni tra estranei.

capitolo 3

Elena

Varco la soglia del Kent alle 2 del mattino. Amo questo posto perchè ormai è un ritrovo di pseudo intellettuali matti e l'ambiente che si crea ogni volta che queste teste di cazzo ragionano assieme mi manda in estasi.

Le luci soffuse danzano sui volti dei presenti, e il profumo di infusi mi fa sentire viva e pronta a lasciarmi alle spalle le ansie di una settimana di studio.

Morena è già al bancone, i suoi occhi brillanti scrutano la folla. Si gira verso di me, con un sorriso furbo stampato sul volto.

"Stronza, sei in ritardo! Guarda, Manuel è già qui. Appena mi libero passo a sbaciucchiarvi! " esclama saltandomi addosso, mentre il ragazzo in questione si avvicina a me con una sigaretta in mano, sorridente e sfacciato, come sempre.

Manuel e Morena si sono conosciuti il primo giorno di università. Lui viene da Roma ma si è trasferito a Pisa perché si era stancato di lavorare per suo padre. La filosofia è la sua passione più grande (dopo gli uomini). Sono le mie due sanguisughe preferite. Ho il dubbio che Manuel pensi che prima o poi diventeremo una troppia ma, ora come ora, il sesso maschile non mi attira particolarmente. Diciamo però che lui non è disposto ad arrendersi così facilmente.

"Ti aspetto!” risposi alla mia amica, ridendo e cercando di ricompormi.

Parlando con Manuel scopro che si sta frequentando anche con un tipo, Simone. Il figlio del suo storico professore di filosofia del liceo! Mi racconta che è totalmente il suo opposto, la sua anima gemella, un timidone di prima categoria ma aperto abbastanza di mente da accettare Morena nella loro relazione. Sarebbe venuto anche lui al Kent in questi giorni e non nego che l'idea di vederli insieme mi incuriosisce un sacco. E mentre Manuel si dirige verso il bancone per infastidire Morena, la vedo.

Eccola, Ginevra, seduta a un tavolino con alcune ragazze. Appare davanti a me come una cazzo di dea. I ricci rossi le incorniciano il viso, mentre i suoi occhi verdi lanciano sguardi furtivi ai ragazzi che la circondano. Non riesco a distogliere lo sguardo; per un attimo, diviene il centro del mio universo.

"Ti piace la roscia?", irrompe Manuel fissandomi come se volesse cercare la risposta direttamente nei miei occhi.

"Eh?"

"Dico, te la stai mangiando con lo sguardo. Non ti facevo una tipa da rosse. Pensavo ti interessasse di più...che ne so...uno come me?"

"Amore, smettila di dire cazzate. Ma ti pare che mi piace Ginevra?!"

"Ah quindi si chiama Ginevra, la ragazza? Per una che dice di non essere assolutamente interessata, sei abbastanza informata, vedo."

"Assolutamente interessata? Ma come cazzo parli ao. Dai Manu lasciami in pace. L'ho conosciuta oggi. È un'amica della tua ragazza. E poi sicuramente è etero."

"Sì, etero è mia madre, Elena. Si vede da un miglio che questa ha visto più vagine di un'ostetrica "

"Manuel..."

"Fidati di me, ti assicuro che è più lella di-"

"Smettila! Ho afferrato il concetto."

E mentre discuto con Manuel sul perché non sia pronta per una relazione, l'occhio mi ricade su quel tavolino.

Ginevra inizia a baciarsi con i ragazzi attorno a sé, li bacia uno per uno. Sento un misto di confusione e desiderio mentre la osservo muoversi con sicurezza, come se avesse il mondo ai suoi piedi.

"Mh che non è etero?!" rispondo stizzita a Manuel, che invece mi guarda con uno sguardo quasi divertito.

Quando Ginevra si avvicina improvvisamente a me, la terra quasi mi cade da sotto i piedi . “Oddio sei venuta. Conto su di te, stasera. Non vorrai perderti il divertimento, vero?” mi chiede, sfiorandomi il braccio con grazia.

“Certo...,” rispondo, cercando di nascondere la mia vulnerabilità mentre Manuel rimane impalato lì, in silenzio, senza neanche presentarsi, come se non volesse farsi neanche notare.

“Sei nervosa? Guarda che non ti mangiamo mica. Ti aspetto di là. Così ti presento i miei amici” Ginevra mi sussurra, prima di allontanarsi, pronta per un altro bacio.

Sì, ai suoi amici. Pensai.

"TU. Tu, Elena so chi sei. Ascolta Manuel tuo. Cogli la palla al balzo" e lì impalato lo abbandono per recarmi in pista. Non avevo voglia di incasinarmi la vita. Non quella sera. Ero o non ero andata al Kent per rilassarmi?!

Ma la tensione nella stanza cresceva man mano che a serata proseguiva.

Manuel e Morena erano scomparsi già da un bel po'. Mentre mi godevo il mixtape di Lali alla cassa, Ginevra mi lanciava sguardi ambigui. Forse era ubriaca. Forse voleva qualcosa di più. Così mi avvicinai.

Non so come, ci ritrovammo da sole nel retro del bar.

“Ehi,” dissi, avvicinandomi a Ginevra, i miei occhi che cercavano di leggere i suoi. “Scusa se non mi sono avvicinata prima. Faccio fatica a fare amicizia, a stare vicino a tanti uomini, ma vedo che tu te la cavi abbastanza."

“Cosa vorresti insinuare? Sei gelosa?” rispose sfacciata.

“Gelosa di te? Credimi Ginevra, l'ultima cosa che vorrei fare ora è stare con uno dei Ken che ti sei limonata stasera. Era solo una costatazione."

"Non intendevo questo, lo sai.” Ginevra mi guardò dritta negli occhi, prima di avvicinarsi e improvvisamente posare le sue labbra sulle mie.

Il cuore mi batteva all'impazzata e c'era solo Ginevra, che mi rubava il respiro, che copriva interamente il mio corpo, accarezzandomi con le sue curve, liberando una parte di me che avevo sempre tenuto un po' in gabbia.

E così, quella notte, qualcosa iniziò a cambiare, mentre in sottofondo suonavano le ultime note di N5.

to be continued.

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Elena

Cruzo la puerta del Kent a las 2 de la mañana. Amo este lugar porque ya se convirtió en un refugio de pseudo-intelectuales, y el ambiente que se genera cada vez que estos locos se ponen a discutir me lleva al Nirvana.

Las luces tenues bailan sobre las caras de la gente, y el aroma de infusiones me hace sentir viva, lista para dejar atrás las ansiedades de una semana de estudio.

Morena ya está en la barra, con sus ojos brillantes escaneando la multitud. Se da vuelta hacia mí, con una sonrisa pícara.

“¡Stronza, llegaste tarde! Mirá, Manuel ya está acá. En cuanto me libere, los voy a llenar a besos, no se escapen! ”, exclama mientras salta sobre mí. El chico en cuestión se acerca a mí con un cigarrillo en la mano, sonriente y descarado, como siempre.

Manuel y Morena se conocieron el primer día de la uni. Él viene de Roma, pero se mudó a Pisa porque ya estaba cansado de trabajar para su viejo. La filosofía es su gran pasión (después de los hombres). Son mis dos sanguijuelas favoritas. Tengo la impresión de que Manuel piensa tarde o temprano seremos una trieja, pero ahora mismo el sexo masculino no me atrae tanto. Pero, bueno, él no parece dispuesto a rendirse tan fácil.

Qué venga, si se anima, qué venga, te espero”, le digo a mi amiga, riendo y tratando de recomponerme.

Charlando con Manuel, descubro que también está saliendo con un chico, Simone. ¡El hijo de su profe de filosofía del colegio! Me cuenta que es su opuesto total, su media naranja, un tímido de primera, pero lo suficientemente abierto como para aceptar a Morena en la relación. Dijo que también vendría al Kent en estos días, y no voy a mentir: la idea de verlos juntos me intriga un montón. Mientras Manuel se va a molestar a Morena, la veo.

Ahí está, Ginevra, sentada en una mesa con un grupo de chicas. Aparece ante mí como una maldita diosa. Sus rizos rojos enmarcan su cara, y sus ojos verdes lanzan miradas furtivas a los chicos que la rodean. No puedo apartar la mirada; por un instante, se convierte en el centro de mi universo.

“¿Así qué te gusta la colorada?”, irrumpe Manuel mirándome como si quisiera leerme la mente.

“¿Eh?”

“Digo, te la estás comiendo con la mirada. No te imaginaba como una chica de pelirrojas. Pensé que te copaba más... no sé...alguien como YO.”

“Amor, dejá de decir pelotudeces. ¿Ahora me gusta Ginevra, a vos te parece?”

“Ah, Ginevra se llama la chica. Para alguien que no está para nada interesada, estás bastante informada sobre el asunto.”

“¿Interesada? ¿Pero de qué hablas? Dale, Manu, dejate de joder. La conocí hoy. Es amiga de tu chica. Y encima debe ser re hetero.”

"Sí, hetero es mi vieja, Elena. Se nota a lenguas que esta vio más vaginas que una obstetra. Y a vos te tiene bastante intrigada."

“Callate.”

"Confiá, es más torta que-"

"¡Cortala, Manuel!"

Mientras discuto con Manuel sobre por qué no estoy lista para una relación y todas esas mierdas, mi mirada vuelve a caer en esa mesa.

Ginevra empieza a chaparse con los chicos a su alrededor, los besa uno por uno. Siento una mezcla de confusión y deseo mientras la observo moverse con seguridad, como si tuviese el mundo a sus pies.

“¿Qué no es hetero?!” le respondo a Manuel, captando en cambio una chispa de diversión en sus ojos.

Cuando Ginevra se acerca a mí, el mundo a nuestro alrededor se desvanece. “Ay hola, viniste. Cuento contigo esta noche eh. No querrás perderte la diversión, ¿verdad?” me pregunta, rozándome el brazo con gracia.

“Claro...,” respondo, tratando de ocultar mi vulnerabilidad mientras Manuel se queda ahí, parado, en silencio, sin siquiera presentarse, como si no quisiera hacerse notar.

“¿Estás nerviosa? Mirá que no te vamos a comer. Te espero allá, así te presento a mis amigos”, me susurra Ginevra, antes de alejarse, lista para otro beso.

Sí, i mis imigis, pienso.

“VOS. Vos, Elena, sé bien quién sos. Escuchá a tu querido Manuel, y aprovechá la oportunidad. Andá.” Lo dejé hablando ahí solo y me mandé directo a la pista de baile. No pienso arruinarme la noche. No hoy. ¿O no vine al Kent para relajarme?

Pero la tensión no paró de crecer a medida que la noche avanzaba.

Manuel y Morena ya habían desaparecido hace rato. Mientras disfrutaba del mixtape de Lali en la barra, Ginevra me lanzaba miradas ambiguas. Tal vez estaba en pedo. Tal vez quería algo más. Así que me acerqué.

No sé cómo, pero terminamos a solas en la parte de atrás del bar.

“Hola,” digo, acercándome a Ginevra, mis ojos intentando leer los suyos. “Perdón por no acercarme antes. Tengo dificultades para hacer amigos, para estar cerca de tantos hombres, pero veo que vos te las arreglás bastante bien.”

“¿Qué decís? ¿Estás celosa?” responde desafiante.

“¿Celosa de vos? Para nada. Créeme, Ginevra, lo último que quisiera hacer ahora es estar con uno de los Ken que te chapaste esta noche. Solo era una observación-”

“No quise decir eso, lo sabés.” Ginevra me mira directo a los ojos, se acerca y de repente me besa con toda la fuerza que puede.

Mi corazón late descontrolado y por un largo rato solo existe Ginevra, que me roba el aliento, cubriendo por completo mi cuerpo, acariciándome con sus curvas, liberando una parte de mí que siempre mantuve encerrada.

Y así, esa noche, algo empezó a cambiar, mientras de fondo las últimas notas de N5 dejaban de sonar.

continuará...

V

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