a bocca aperta

you gotta step into the daylight, and let it go, just let it go, LET IT GO.

I just wanted you to know that THIS IS ME TRYING...TO LET IT GO, let it go , taylor swift, 18 ottobre 2024.

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Ho finalmente detto chi sono. Mi sono data un nome, a voce alta.

Ma la verità è che non so come sentirmi a riguardo.

Mamma ha reagito "bene", nei suoi limiti, ma sento che c'è qualcosa che non capisce o che non vuole capire.

L'esperienza bisessuale è di per sé molto difficile e dolorosa. Subisci discriminazioni sia dagli eterosessuali sia da molti della comunità. In un primo momento, neanche la persona che si sente bisessuale riesce a fare pace con sé stessa perché si sente difettosa. Vieni giudicata, stigmatizzata, associata a malattie, viene negata la tua esistenza e non vieni presa sul serio.

Non siamo perversi, non è un male AMARE, a prescindere dal genere.

Non è sbagliato chi decide di non rinunciare a una parte di sé, qualunque sia il modo in cui lo faccia.

Mi dà rabbia che una persona buona e intelligente come mamma non riesca a capire che, indipendentemente da chi (e se mai) amerò, sarò sempre me stessa, la bambina che ha fatto nascere e la donna che ha visto crescere. C'è tanto lavoro da fare, ma ho pazienza, e se lei mi vuole bene, farà uno, due, mille passi verso di me.

"Bisessuale" è l'etichetta che mi sono scelta, che sento mi calzi a pennello. Non per questo sono sporca, non è una fase, non sono confusa, tantomeno viziosa.

Voglio solo essere in pace con me stessa.

E spero di riuscirci, con o senza il supporto di chi avrà il privilegio di conoscermi nel profondo.

Devo imparare a lasciare andare. Ci sto provando. Ce la farò.

Ricordatevi sempre che, in qualche parte del mondo, siamo amati, che ci sono persone che vivono le nostre stesse situazioni, che sono quelle famiglie scelte che ci accoglierebbero a braccia aperte senza dubitarlo un secondo.

Un saggio, che troppo spesso ignoriamo, diceva che dobbiamo imparare ad amare il nostro prossimo come noi stessi. Praticare l'amore verso gli altri per imparare ad amarci. È ora di iniziare a farlo.

Vi voglio bene.

Vostra, Valeria.

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Querida gente,

finalmente dije quién soy. Me puse un nombre, en voz alta.

Pero la verdad es que no sé cómo sentirme al respecto.

Mamá reaccionó “bien”, dentro de lo que puede, pero siento que hay algo que no termina de entender o que no quiere ver.

La experiencia de ser bisexual es muy difícil y dolorosa de por sí. Sufrís discriminación tanto de los heterosexuales como de mucha gente de la comunidad. Al principio, ni siquiera la persona que se siente bisexual logra hacer las paces con eso, porque se siente defectuosa. Te juzgan, te estigmatizan, te asocian con enfermedades, niegan tu existencia y no te toman en serio.

No somos pervertidos, no está mal AMAR, sin importar el género.

No está mal quien decide no renunciar a una parte de sí, sea como sea que lo haga.

Me da bronca que una persona tan buena e inteligente como mi mamá no pueda entender que, sin importar a quién (y si alguna vez) ame, siempre voy a ser la misma. La misma nena que trajo al mundo y la mujer que vio crecer. Hay mucho trabajo por hacer, pero tengo paciencia, y si ella me quiere, va a dar uno, dos, mil pasos hacia mí.

"Bisexual" es la etiqueta que elegí, la que siento que me queda perfecta. Sentir no me hace sucia, no es una fase, no estoy confundida, tampoco soy viciosa.

Solo quiero estar en paz conmigo misma.

Y espero poder lograrlo, con o sin el apoyo de quienes tendrán el privilegio de conocerme en lo más profundo.

Tengo que aprender a soltar. Lo estoy intentando. Y sé que lo voy a lograr.

Recuerden siempre que, en algún lugar del mundo, somos amados, que hay personas viviendo lo mismo que nosotros, que son esas familias elegidas que nos recibirían siempre con los brazos abiertos.

Un sabio, que muchas veces ignoramos, decía que tenemos que aprender a amar al prójimo como a nosotros mismos. Practicar el amor hacia los demás para aprender a querernos. Creo que es hora de empezar a hacerlo.

Les quiero mucho.

Con cariño,

Valeria.

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